Mentre ero seduto, leggendo un libro, su una panchina del viale che porta al cimitero, l’ultimo tratto, con la coda dell’occhio ho notato, alla mia destra, un movimento quasi inconfondibile. Era uno scoiattolo, di quelli grigi che ogni tanto si vedono lì nei pressi; si è fermato un attimo guardando me che lo guardavo, poi è sparito dietro un platano (si muovono rapidi e silenziosi, sembrano volare, anche se stanno camminando, o correndo). Dopo pochi secondi è spuntato fuori da dove si era messo per nascondersi, mi ha ancora guardato bene negli occhi, addirittura avvicinandosi di qualche centimetro, come se si aspettasse che gli dessi qualcosa da mangiare (possibile che ogni tanto qualcuno gli lanci qualcosa, noccioline o roba simile: l’avrei forse fatto anch’io, ma non avevo niente con me). Appurato che non poteva avere niente di interessante da me è di nuovo sparito dietro l’albero, ma dopo qualche attimo, girandomi, l’ho rivisto, aveva deciso di attraversare la strada, il controviale, carrozzabile (al centro, dove stanno le panchine, è pedonale e ci passa lentamente, ogni tanto, qualche corteo funebre). In quel momento stava arrivando un camioncino, non velocissimo – il semaforo a poche decine di metri era rosso – ma neanche tanto piano, eppure lo scoiattolo non si è fermato. Ho mandato un grido di allarme e di paura, mentre mi alzavo dalla panchina, guardando lo scoiattolo che correva verso il lato opposto, passando sotto il camioncino. Quando stava per raggiungere il bordo, salvo, mi pare di aver notato una lieve sbandata: temo che una ruota l’abbia toccato, forse passandogli sopra la punta della coda, all’ultimo istante. Ce l’ha poi fatta ad arrivare di là, sparendo oltre una ringhiera che delimita un terreno, ma non so in quali condizioni.
Archivio mensile:giugno 2021
lo sguardo fuori
Lo sguardo fuori, fuori dall’inquadratura, quando qualcuno che vi si trova non guarda verso di noi ma altrove, il suo sguardo elude il nostro, che invece siamo concentrati, il nostro sguardo si concentra sull’inquadratura, come se tutto il mondo fosse lì, e nient’altro accadesse al di fuori. Quando qualcuno rappresentato in una inquadratura, fotografica o video o cinematografica, rivolge lo sguardo verso l’esterno – oppure ci volge le spalle – è come se uscisse dall’inquadratura, o si apprestasse a farlo, o comunque pensasse a qualcos’altro, qualcosa che sta appunto al di fuori, e sfugge alla possibilità di essere visto, da noi che stiamo guardando quell’inquadratura. Quello sguardo, quel pensiero, quell’intenzione appena dissimulata, mentre sono tutti rivolti verso qualcosa che sta fuori, esprimono un desiderio di libertà, di raggiungerla, o recuperarla – quando si è perduta.
(scritto nel mese di aprile 2021)
un appunto
Lo scorso mese – era aprile – ho trovato su uno scaffale della mia libreria un libro di cui mi ero dimenticato, molto vecchio, un tascabile, con alcuni racconti lunghi, o romanzi brevi, di Conrad. Credevo di non averlo neppure mai letto, invece no, ho trovato diverse sottolineature, segno inequivocabile che, chissà quanti anni fa, l’avevo letto. In fondo, proprio sull’ultima pagina, bianca, a sinistra, prima della terza di copertina, c’era qualcosa che avevo scritto io a matita.
Una concentrazione dello sguardo.
Lo sguardo prolungato fino all’ossessione.
Opere come prodotto di una ossessione.
L’artista preda e strumento di una ossessione.
L’ossessione segnale di presenza vitale (?)
vitalità autodistruttiva.
SCHUBERT, anche
(scritto nel mese di maggio 2021)
ps: questo piccolo evento dell mese scorso è uno fra tanti analoghi, accaduti soprattutto quest’anno. Già da qualche tempo, infatti, mi capita spesso di rileggere libri vecchi pescati sui ripiani della mia libreria, e quasi sempre, essendo passati molti anni dalla prima volta, me li ricordo poco, anzi, spesso mi accorgo che me li ero proprio dimenticati, e quindi diventano prime letture. Talvolta mi rendo conto che un certo libro lo avevo già letto soltanto quando arrivo a una pagina che contiene un passo sottolineato: fino a quel momento ero convinto di non averlo mai letto prima. Poi succedono cose come quella descritta sopra, che mi sorprendono sempre molto, perché di certi particolari mi ero proprio dimenticato completamente. Una volta, in fondo a un certo libro, infilato fra l’ultima pagina e la terza di copertina, trovai un messaggio manoscritto. Ci ho messo un po’ a capire chi poteva averlo scritto, era rivolto a me, risaliva a molti, moltissimi anni fa, cose dimenticate ormai, che subito mi sono riapparse alla memoria. A quei tempi era normale scambiarsi messaggi scritti a mano, magari su pezzi di carta recuperati.