




Con la Domenica delle Palme ho sempre avuto un legame particolare, la sento con intensità e la aspetto quasi con impazienza quando il tempo che manca per arrivarci comincia ad accorciarsi. Pensandoci, o pronunciando il suo nome – con qualcuno oppure in silenzio, dentro di me – mi s’allarga sempre il cuore, e provo un senso di benessere. Non è poi così strano, è un po’ la festa della primavera, del ritorno alla vita, quando gran parte delle piante ha già tutte le foglie, ancora fresche, lucide, e molte sono ancora fiorite. Mi è sempre piaciuta molto più della domenica che le succede, la Pasqua, che non ho mai sentito molto, soprattutto per il fatto di essere troppo strettamente legata a una ben nota vicenda, e viene perciò sempre celebrata ripercorrendone tutte le tappe, quindi la si sente – io almeno la sento – pesante, faticosa, triste, mentre la Domenica delle Palme è all’insegna della leggerezza e della gioia.
Contano molto i miei ricordi infantili, di quando andavamo in chiesa, io e mia sorella, portando ognuno la sua palma intrecciata, per farla benedire. Ora non si vedono più questi bellissimi manufatti, mentre allora erano comunissimi, in questo giorno ogni bambino, si può dire, ne aveva uno in mano. Si tratta di una pianta che cresce nei climi più caldi, dove la luce è più intensa, e sembra rifletterla, rimandarla, questa luce. Così il ricordo di quelle domeniche, una ogni anno, in cui partivamo da casa nostra con la palma in mano, per portarla in chiesa – che distava poche centinaia di metri – è sempre circonfuso di luce, anche perché credo si andasse in chiesa per la messa delle 11, quando ad aprile, o anche a fine marzo, il tempo comincia ad essere bello, le giornate sono più lunghe. In effetti, mi riesce molto difficile ricordare, anche pensando a tempi recenti, una Domenica delle Palme senza sole, mentre la Pasqua abbastanza spesso è piovosa.
Non so bene se anche questa festa, come tutte quelle della cristianità, sia connessa a qualche festività pagana, di cui avrebbe preso il posto, ma penso di sì, credo proprio che sia sempre stata la festa della primavera appena iniziata. È una ricorrenza che, pur avendo a sua volta un nesso con un episodio della vita di Gesù Cristo, vi sembra meno fortemente legata rispetto alla pasqua, che pretende di ricreare gli ultimi terribili giorni di Cristo prima della sua redenzione, quindi ha qualcosa di forzato, oltreché, perfino, di finto (e sempre meno sentito ormai), perché costringe i fedeli a rivivere un fatto tragico, quindi a manifestare contrizione, sofferenza, per potersi meritare la gioia della rinascita. È un rito, certamente, e molto complesso, con uno svolgimento articolato su diversi giorni (quaranta in tutto, di cui l’ultima settimana è la più sofferta), mentre la Domenica delle Palme – che pure, in una certa misura, ne fa parte – sembra venire così, come per caso, spontaneamente: un bel giorno ci si sveglia, è domenica e c’è un bel sole, ci si sente lieti, è primavera!
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