Lo scorso mese – era aprile – ho trovato su uno scaffale della mia libreria un libro di cui mi ero dimenticato, molto vecchio, un tascabile, con alcuni racconti lunghi, o romanzi brevi, di Conrad. Credevo di non averlo neppure mai letto, invece no, ho trovato diverse sottolineature, segno inequivocabile che, chissà quanti anni fa, l’avevo letto. In fondo, proprio sull’ultima pagina, bianca, a sinistra, prima della terza di copertina, c’era qualcosa che avevo scritto io a matita.
Una concentrazione dello sguardo.
Lo sguardo prolungato fino all’ossessione.
Opere come prodotto di una ossessione.
L’artista preda e strumento di una ossessione.
L’ossessione segnale di presenza vitale (?)
vitalità autodistruttiva.
SCHUBERT, anche
(scritto nel mese di maggio 2021)
ps: questo piccolo evento dell mese scorso è uno fra tanti analoghi, accaduti soprattutto quest’anno. Già da qualche tempo, infatti, mi capita spesso di rileggere libri vecchi pescati sui ripiani della mia libreria, e quasi sempre, essendo passati molti anni dalla prima volta, me li ricordo poco, anzi, spesso mi accorgo che me li ero proprio dimenticati, e quindi diventano prime letture. Talvolta mi rendo conto che un certo libro lo avevo già letto soltanto quando arrivo a una pagina che contiene un passo sottolineato: fino a quel momento ero convinto di non averlo mai letto prima. Poi succedono cose come quella descritta sopra, che mi sorprendono sempre molto, perché di certi particolari mi ero proprio dimenticato completamente. Una volta, in fondo a un certo libro, infilato fra l’ultima pagina e la terza di copertina, trovai un messaggio manoscritto. Ci ho messo un po’ a capire chi poteva averlo scritto, era rivolto a me, risaliva a molti, moltissimi anni fa, cose dimenticate ormai, che subito mi sono riapparse alla memoria. A quei tempi era normale scambiarsi messaggi scritti a mano, magari su pezzi di carta recuperati.