Osservazioni improprie

Stampato da Inchiostro Puro (Grugliasco, TO) nel mese di luglio 2024 in 60 copie numerate, il libro consta di 64 pagine nel formato 13 x 19 su carta Fedrigoni Arena Natural Rough da gr. 120, copertina stessa carta gr. 200; all’interno 3 immagini a colori e 1 in b/n, tutte fuori testo.

Il libro contiene tredici testi scritti fra il 2009 e il 2019, più uno in Appendice, scritto nel 2017.

A un certo punto, nel mucchio di terra proveniente da un campo arato, uno dei due, non ricordo più se lei o lui, trovò una moneta da cento lire che doveva esservi caduta, smarrita da qualcuno, chissà quanto tempo prima, considerando anche che ormai da diversi anni la lira aveva cessato di avere corso legale.
[da Centolire, ciottolo, mosca]

Era come se si vedesse tutto, in quel luogo, per la prima volta. Ma non c’erano più ombre, e nello stesso tempo si creò improvvisamente una sorta di strano silenzio, anche se molte persone lì in spiaggia continuavano a parlare, però a bassa voce.
[da La seconda eclisse]

L’elemento forse più disturbante dell’immagine è la figura di una donna che si trova in piedi nei pressi della teleferica, in corrispondenza dell’angolo in basso sulla destra dell’immagine, a una distanza di circa sei o sette metri dalla stazione di partenza, mentre ci guarda. La donna indossa un paio di pantaloni neri, una canottiera azzurra (doveva sicuramente essere estate) e porta in testa un copricapo che potrebbe essere un casco, ciò che ne farebbe un’addetta al funzionamento della teleferica.
[da La donna di Kaprun]

chi volesse avere una copia di questo libro scriva all’indirizzo presente in Contatti

Asteria

Girando fra i vicoletti del borgo, nella sua parte più vecchia, a naso in su per guardare il campanile che appare privo di chiesa, alzandosi fra le case in pietra. All’improvviso si sente il suono di una batteria, proveniente da non si sa dove. Così, camminando come se fossimo irresistibilmente attratti da quel suono (e da altri che si uniscono, compresa una voce) arriviamo dove c’è uno spiazzo quadrangolare, su tre lati del quale stanno altrettante vecchie case con molti balconi lignei. Sul quarto lato una tettoia, al di sotto di quella due tavoli con qualche stoviglia ancora sparsa sopra: devono averci pranzato da poco. Ci sediamo su una panca presso la porta d’ingresso della casa di fronte alla tettoia, che ha proprio sopra la porta una rozza targa in legno, “Aubergj d’la posta”. Dentro qualcuno sta suonando, oltre alla batteria una tastiera, forse un basso, o una chitarra, e la voce. Che sta cantando, anche piuttosto bene, variando a tratti la linea melodica, “E penso a te”, una vecchia canzone di Lucio Battisti (composta nel 1970), certamente non qualcosa che ci si sarebbe potuti aspettare. Dopo qualche minuto la musica finisce, dalla porta escono tre ragazzi, massimo 18 anni, i musicisti. Non posso fare a meno di rivolgermi a uno di loro, proprio a lui, perché ha qualcosa del leader (fra l’altro la sua capigliatura ricorda un po’ quella del primo Battisti), per dirgli che ci eravamo fermati ad ascoltare, stupendoci – piacevolmente – per la scelta di quella canzone. Poi una domanda sulla casa, anzi sulle case, che paiono collegate fra loro. Era stato un albergo, ai tempi del nonno, ma ora, già da tempo, serviva soltanto alla famiglia come casa di vacanza. Ci dice anche che alle 18 suoneranno nel piazzale davanti all’albergo dove abbiamo pranzato e ci invita ad assistere al concerto. Purtroppo l’orario non va molto bene per noi, soprattutto per chi sta con me e vorrebbe rientrare a casa prima di sera. Vorrei continuare a parlare con lui, la scelta di quella canzone mi ha talmente colpito, ma gli altri due gli mettono fretta, per qualche impegno pressante, e io non oso trattenerlo. Così ci salutiamo, i tre se ne vanno di buon passo verso la loro destinazione; sparendo per sempre fra le case. Dopo, tornando verso l’auto parcheggiata nei pressi dell’albergo, scorgiamo, attaccata al tronco di un albero, una piccola locandina che presenta il concerto delle 18. Il nome scelto dai tre ragazzi è quello di un personaggio dalla mitologia greca, significa ‘delle stelle’, o ‘stellato’.

Usseglio, il 3 agosto 2024

Pubblicato in post