Ho considerato mio compito verificare in che modo la vita dell’intelletto, la disciplinata e metodica ricerca comune di una visione chiara – si potrebbe dire filosofia, nel senso di amare la verità – possa essere vissuta così da diventare occasione per suscitare philia (consentitemi di usare la parola philia, per evitare le buffe implicazioni che “amicizia” assume nelle diverse lingue moderne. Volevo capire se fosse possibile creare legami umani di reale, profondo coinvolgimento in occasione e con i mezzi della ricerca condivisa; e volevo anche spiegare come la ricerca della verità possa essere perseguita in modo ineguagliabile intorno a una tavola da pranzo, davanti a un bicchiere di vino, e non in una sala conferenze. Se l’espressione “ricerca della verità” fa sorridere la gente e fa pensare che io appartenga a un qualche Vecchio Mondo, ebbene sì, vi appartengo.
… le cose davvero importanti devono essere suscettibili di condivisione con altri che io amo, prima di tutto, e con i quali poi sento il bisogno di parlare; e questa convinzione avrà un impatto significativo sul modo in cui valuto ed esprimo le mie intuizioni.
Ci deve dunque essere, prima di tutto, una soglia, e poi un riconoscimento che quella soglia definisce uno spazio che è personale, ma mai esclusivo. Un terzo requisito per coltivare l’atmosfera di cui ho parlato è la disponibilità ad accettare la disciplina senza avere fissato formalmente delle regole. I piatti devono essere lavati e, se a cena saltano fuori quindici persone in più del previsto, qualcuno deve provvedere a che la zuppa basti. La questione di come questo debba essere gestito, e da chi, è qualcosa che si deve definire senza il ricorso a regole, perché nel momento in cui stabilisci delle regole sei già sulla strada dell’istituzionalizzazione.
Lungo il percorso che ho descritto, ho avuto la fortuna di raccogliere degli amici con cui le conversazioni sono andate avanti per cinque decenni ormai. Quando queste persone si sono incontrate, spesso si sono sviluppati tra loro intensi legami e talvolta si sono sentite chiamate a rivedere in profondità le loro idee. Con mia grande sorpresa, l’appartenenza a una stessa fascia di età non è determinante, quando le persone sono attente a mettere in pratica ciò che ho descritto. Ho visto amicizie fra persone che potevano essere nipote e nonno diventare forti e feconde.
Le amicizie corrono su strade separate che si incrociano, corrono parallele e tornano a incrociarsi.
Da “I fiumi a nord del futuro”. Testamento di Ivan Illich, raccolto da David Cayley
(traduzione di Milka Ventura Avanzinelli).