Meno dei cani

Stamattina ho improvvisamente capito una cosa, sono arrivato, un po’ per caso, come spesso accade, a una conclusione che non è piacevole per me e per altre persone che vivono in questo paese. Già poco più di un anno fa, nella primavera del 2020, molti avevano notato, e fatto notare ad altri, come i cosiddetti cani domestici godessero di alcuni fondamentali diritti, fra cui quello di uscire di casa, nello stesso tempo negati ai bambini, i piccoli dell’uomo, figli di persone a loro volta costrette a stare chiuse in casa per la massima parte di ogni giorno. Ora, mi sembra, è stato fatto un nuovo deciso passo in quella direzione, nella direzione di capovolgere i rapporti fra uomini (una parte di essi) e cani (tutti, esclusi i randagi). Ovvero, un cane, se accompagnato dal proprio padrone – ma c’è chi dice, ad esempio John Berger, che a comandare fra i due è bensì il cane, che sceglie da sé il suo padrone – può entrare nella sala di un ristorante, quasi tutti, e anche in alcuni spazi museali italiani (ad esempio: l’HangarBicocca di Milano, il Museo del Cinema di Torino, Palazzo Madama e il Museo dell’Automobile, sempre a Torino, gli scavi di Pompei), sempre se accompagnato dal suo amico-padrone. Al contrario, una cospicua parte di cittadini italiani, persone in massima parte rispettabili, rispettose (del prossimo e delle leggi), sane (perché una persona ammalata non esce di casa, certamente non per andare al ristorante o in un museo), non ha questo diritto, concesso ai cani. Tutti costoro quindi (e io stesso faccio parte di questo gruppo eterogeneo) contano meno dei cani.

(quinta notizia dall’esilio)