A un certo punto della sua vita – impossibile stabilire con precisione quando – cominciò a raccogliere pietre. Camminando ovunque, ma soprattutto in montagna, ogni volta ne raccoglieva almeno una, per portarsela a casa. Ma potevano anche essere molte, quando gli capitava di trovarne di molto belle in un certo luogo. Sono ancora tutte lì in casa sua, alcune appoggiate su ripiani o tavoli, perché possa facilmente vederle, e ogni tanto anche prenderle in mano. La maggior parte delle pietre si trova in un magazzino della stessa casa, tutte avvolte in carta velina e riposte con cura all’interno di scatole, perché altrimenti non ci sarebbe abbastanza posto per tutte, se le spargesse in giro per la casa. Ma non sono dimenticate, anche se non si vedono.
Quelle che sono esposte in giro ogni tanto le guarda, brevemente, talvolta anche più a lungo. Lo aiutano a pensare, ma anche a non pensare. 1
Poi un giorno credette di capire. Sono, le pietre, parole che non si potrebbero dire altrimenti, che non si potrebbero neppure udire in alcun modo, ma che risuonano, mute, nella testa di chi le vede, le pietre, di chi le raccoglie e poi le tiene in mano, e stringendo il pugno, nascondendole alla vita, le ode-vede con chiarezza, ma senza poterle formulare in alcun modo.2
1 Scritto probabilmente nel mese di marzo 2017.
2 Scritto il 30 agosto 2025.