
Un anno dopo, sono tornato in quel luogo, ormai ben noto (leggi QUI). Ho visto già da una certa distanza che mucche e capre in buon numero stavano nei dintorni del piccolo alpeggio, in gran parte diroccato, pascolando. Poi ho scoperto, con dispiacere, che una parte del ponticello, la grande lastra in pietra che faceva da rampa di accesso al ponte vero e proprio, venendo dalla strada, era crollata. Avvicinandomi a quello che avevo definito un sacello, compiaciuto nel vederlo apparire intatto, udivo intanto uno scampanare molto vicino e pensavo a un animale dietro la casupola, nascosto dalla stessa. Essendo praticamente sordo da un orecchio, il destro, mi manca la possibilità di individuare con precisione la provenienza di un suono, perciò ero perplesso. Giunto a circa tre, quattro metri dalla casetta – come sempre l’accesso era spalancato, non c’è più una porta lì, soltanto i cardini – improvvisamente vedo sbucare dall’interno buio una grossa capra, che si ferma e mi fissa, a sua volta sorpresa. Un attimo dopo, lei sterza bruscamente verso la sua sinistra, allontanandosi da me, e io faccio lo stesso, per allontanarmi in fretta da lei. Sinceramente ho temuto qualche guaio (queste capre hanno corna piuttosto cospicue, durissime) mentre forse lei, vedendo il mio bastone da pastore, avrà pensato che lo fossi, quindi avrà preferito evitarmi (chissà, magari qualche volta si sarà presa una bastonata), piuttosto che venirmi incontro per verificare la mia identità. In quei momenti ho pensato a un vecchissimo film muto di Buster Keaton, in cui due personaggi travestiti da fantasmi, che si aggiravano in una casa buia, si vedono nello stesso momento, sbucando in una stanza da due porte diverse, e scappano via terrorizzati.
Un anno fa avevo scritto quel testo abbastanza lungo su ciò che mi era parso essere un sacello, mi chiedevo a cosa potrebbe servire, formulando ipotesi fantasiose e affascinanti, quasi convincendomi che potesse trattarsi di un luogo inutile, concepito per una fruizione di natura contemplativa, per la meditazione. Invece no, è un riparo per le capre, e quel bellissimo, intrigante ripiano triangolare nell’angolo a sinistra in fondo forse servirà per tenerci un po’ di sale, sostanza di cui le capre pare siano ghiotte, e di cui, credo, hanno bisogno. Avrei voluto sincerarmi di questo, era l’ultimo possibile dubbio che mi rimaneva, e quando sono ripassato di lì tornando dalla mia passeggiata mi sono di nuovo avvicinato alla casupola. Stavolta c’era un’altra capra, più piccola, era coricata, la testa appoggiata a terra, proprio sulla soglia, guardando fuori. Non so se mi abbia visto, e comunque non si è mossa da lì (le ho anche fatto un paio di fotografie), così ho rinunciato e me ne sono andato.
Capre… chissà poi per cosa veramente gli servirà il presunto sacello: è piuttosto piccolo, non ce ne possono stare dentro molte insieme. Ma potrebbe forse essere una camera nuziale1. Per capre.
1: l’ipotesi, piuttosto attendibile, di un amico è che si possa trattare di un luogo dedicato alla mungitura delle capre; peraltro (per non cestinare senza appello la mia primitiva ipotesi, che mi aveva indotto a definire quella costruzione un sacello) una mungitura eseguita lì dentro deve avere qualcosa di rituale, una certa sacralità.
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