Asteria

Girando fra i vicoletti del borgo, nella sua parte più vecchia, a naso in su per guardare il campanile che appare privo di chiesa, alzandosi fra le case in pietra. All’improvviso si sente il suono di una batteria, proveniente da non si sa dove. Così, camminando come se fossimo irresistibilmente attratti da quel suono (e da altri che si uniscono, compresa una voce) arriviamo dove c’è uno spiazzo quadrangolare, su tre lati del quale stanno altrettante vecchie case con molti balconi lignei. Sul quarto lato una tettoia, al di sotto di quella due tavoli con qualche stoviglia ancora sparsa sopra: devono averci pranzato da poco. Ci sediamo su una panca presso la porta d’ingresso della casa di fronte alla tettoia, che ha proprio sopra la porta una rozza targa in legno, “Aubergj d’la posta”. Dentro qualcuno sta suonando, oltre alla batteria una tastiera, forse un basso, o una chitarra, e la voce. Che sta cantando, anche piuttosto bene, variando a tratti la linea melodica, “E penso a te”, una vecchia canzone di Lucio Battisti (composta nel 1970), certamente non qualcosa che ci si sarebbe potuti aspettare. Dopo qualche minuto la musica finisce, dalla porta escono tre ragazzi, massimo 18 anni, i musicisti. Non posso fare a meno di rivolgermi a uno di loro, proprio a lui, perché ha qualcosa del leader (fra l’altro la sua capigliatura ricorda un po’ quella del primo Battisti), per dirgli che ci eravamo fermati ad ascoltare, stupendoci – piacevolmente – per la scelta di quella canzone. Poi una domanda sulla casa, anzi sulle case, che paiono collegate fra loro. Era stato un albergo, ai tempi del nonno, ma ora, già da tempo, serviva soltanto alla famiglia come casa di vacanza. Ci dice anche che alle 18 suoneranno nel piazzale davanti all’albergo dove abbiamo pranzato e ci invita ad assistere al concerto. Purtroppo l’orario non va molto bene per noi, soprattutto per chi sta con me e vorrebbe rientrare a casa prima di sera. Vorrei continuare a parlare con lui, la scelta di quella canzone mi ha talmente colpito, ma gli altri due gli mettono fretta, per qualche impegno pressante, e io non oso trattenerlo. Così ci salutiamo, i tre se ne vanno di buon passo verso la loro destinazione; sparendo per sempre fra le case. Dopo, tornando verso l’auto parcheggiata nei pressi dell’albergo, scorgiamo, attaccata al tronco di un albero, una piccola locandina che presenta il concerto delle 18. Il nome scelto dai tre ragazzi è quello di un personaggio dalla mitologia greca, significa ‘delle stelle’, o ‘stellato’.

Usseglio, il 3 agosto 2024