All’andata, sul motoscafo, l’attenzione di tutti è rivolta verso l’isola, il lago, le colline digradanti tutto intorno nell’aria limpida e luminosa. Poi la breve passeggiata sull’isola, con una lunga sosta nell’antica cattedrale, dove campeggia, grossomodo al centro, un pulpito tutto scolpito in marmo scuro, istoriato di figure umane e di animali per lo più fantastici. Questi ultimi, ormai da mille anni sono intenti a volgere lo sguardo minaccioso verso un punto imprecisabile a mezz’altezza, noncuranti, apparentemente, delle persone presenti nella chiesa.
Al ritorno, sullo stesso motoscafo, l’uomo è seduto al centro, sul lato sinistro, e guarda ogni tanto verso prua, oltre una parete trasparente, là dove si vede la schiena del pilota intento a guidare la barca. D’un tratto si accorge di qualcosa che soltanto stando seduti in quel punto si può vedere, mentre accade all’insaputa di tutti gli altri sulla barca. La stretta parete (di vetro o altro materiale trasparente) riflette la scia lasciata dalla barca a poppa, dove l’acqua del lago si apre a forbice partendo dalla barca. Per effetto dell’inclinazione del motoscafo in movimento, con la prua più alta della poppa, egli, come se guardasse indietro stando a prua, vede la barca inabissarsi nelle acque del lago. Per alcuni minuti, silenziosamente, del tutto inavvertita – perché nessuno oltre a lui se ne può accorgere – una tragedia sembra sul punto di consumarsi, rimanendo però incompiuta, come se la barca restasse sospesa fra il cielo e le profondità del lago, sul liminare fra i due opposti mondi.
Ma tutto ciò rapidamente svanisce quando la barca, arrivando nei pressi dell’attracco, perde sempre più velocità fino a fermarsi, e la consueta, ipnotica calma del luogo, ora quasi irreale, riprende a dominare.