Una volta venuti al mondo, impariamo ben presto a uniformarci a un sistema di norme altamente mistificatorie, che sono peraltro diventate assai probabilmente necessarie e ineludibili per poter vivere nella cosiddetta società. Trascuriamo così di addentrarci nei misteri che ci circondano e che sono anche dentro noi stessi. Ciò che importa è non dimenticarsene, e frequentarli di quando in quando, pur senza abbandonare, non del tutto e non definitivamente, quel rassicurante sistema. C’è sicuramente qualcosa di schizofrenico in questo atteggiamento, ma esso è preferibile a una completa adesione a uno soltanto dei due versanti (quello mistificatorio o quello dell’abbandono ai misteri). Perché nel primo caso saremmo sognatori ancora non desti, e possibili pedine di un gioco gestito da altri, nel secondo ci potremmo perdere, come chi nuota verso il largo senza sapere se troverà un approdo sicuro quando, inevitabilmente, gli mancheranno le forze.
Non è probabilmente possibile fare a meno di percorrere le due vie in parallelo, frequentando ora una ora l’altra, ma senza spingersi mai troppo lontano da ognuna.
(avevo scritto questo breve testo – di cui mi ero dimenticato, fino a oggi – alla fine di marzo del 2017; non ricordo proprio perché volli dargli quel titolo, che peraltro mi sembra arricchirlo, proprio per la sua apparente – o probabile – assoluta estraneità, e perciò glielo lascio volentieri)